il Francescano, lo scrittore, il cappellano (*)
(*) I testi e le immagini qui riportati sono tratti e adattati dal libro "Fra Ginepro - il Francescano, lo scrittore, il cappellano", dell'Associazione Amici di Fra' Ginepro, NovAntico Editrice, con i necessari consensi.
Fra' Ginepro (1903-1962)
L'amore per Dio e l'amore per la Patria erano
mirabilmente fusi nel padre cappuccino Fra' Ginepro, al secolo Antonio
Conio, nato a Pompejana (IM) nel 1903 e morto a Loano (SV) nel 1962.
Per quanto riguarda la sua spiritualità
basteranno due citazioni da sue opere per farla comprendere: "La
poesia del combattimento prima che dannunziana è francescana e cristiana.
E' poesia del volo e dell'ascesi, della conquista e dell'ardimento, della
dedizione e del sacrificio, della luce scaturita dalla sofferenza, dell'alloro
meritato attraverso la prova dura del calvario"; e ancora: "Io considero
come il gesto più bello e più religioso della vita sacerdotale,
di essermi schierato con i percossi e con i reietti".
Questo emulo di San Francesco, che svolse opera di apostolato anche tra le forze armate sia nella guerra d'Etiopia che nella seconda guerra mondiale, come pure nella R.S.I. e che per la propria fede di patriota e di cristiano dovette subire tremende persecuzioni, nel dopoguerra si dedicò alla pietosa opera di continuare a ricordare i Caduti della R.S.I., soprattutto quelli uccisi, innocenti, dal piombo fratricida. E, nel contempo, si dedicò anche all'opera di pacificazione tra Italiani, affinché il ricordo dei Caduti non fosse fomite d'odio, ma incentivo al perdono e alla riconciliazione.
Tra le doti che Fra' Ginepro ricevette da Dio vi fu anche quella di saper scrivere assai bene, ed egli sfruttò appieno questa dote lasciandoci oltre quaranta libri, e forse, la strada migliore per seguirne la vicenda biografica è quella tracciata da essi, alcuni dei quali, quelli pubblicati nell'immediato dopoguerra, sono firmati "Pio Cappuccino" (per evitare ulteriori noie con le autorità, i suoi superiori gli avevano imposto di usare questo pseudonimo).
1903 Fra' Ginepro al fonte battesimale fu chiamato Antonio, e tutti lo chiamarono Tugnolo. La famiglia era Conio. L'anno di nascita in Pompejana 1903. I genitori e i fratelli si occupavano di agricoltura, mentre Tugnolo si era dato allo studio universitario, ramo legge. Ma invece di un avvocato, la famiglia Conio si arricchì di un bel frate con molta delusione di tante belle fanciulle! |
Temprato fisicamente, in gioventù, da una intensa attività sportiva, dopo i vent'anni si fece Religioso per prepotente vocazione. Fu professore di lettere e filosofia, conferenziere, amico di scrittori ed artisti. Egli però ingigantisce sotto le spoglie di ardente, valoroso Cappellano militare e come tale resterà certamente un grande esempio dell'apostolato militare! |
1935 Nel 1935 il frate partì, quale cappellano della Divisione Cosseria, per l'Africa Orientale, dove si distinse per il coraggio nell'assistenza spirituale ai suoi soldati e anche alla popolazione indigena, tanto da meritarsi gli elogi del vescovo dei cattolici di Rito Etiopico, Chidanè Marian Cassà. |
1940 Quando scoppia la seconda guerra mondiale andò, senza che nessuno glielo chiedesse, in prima linea sul fronte francese ed il 4 luglio 1940 si trovò a dire Messa sulla piazza principale di Mentone, la cittadina redenta, tornata all'Italia dopo ottant'anni. |
Sempre col suo saio (non indosserà mai
l'uniforme e raramente si toglierà i sandali per indossare gli scarponi)
fu sul fronte greco, dove venne ferito mentre amministrava i sacramenti
ad un soldato ellenico morente.
Su questo fronte venne preso prigioniero e stette a lungo rinchiuso nei campi di concentramento dell'India. Qui si diede da fare in ogni modo per consolare i suoi commilitoni prigionieri. Dall'India, gravemente ammalato, fu rimpatriato come invalido. |
1943 Pur
collocato ufficialmente a riposo per le sue condizioni di salute, fu pronto
a scendere in campo non appena si costituì la Repubblica Sociale
Italiana.
Fu un'ora tremenda per l'Italia, c'era bisogno delle forze di tutti per far sì che la nostra Patria non sprofondasse completamente nel baratro e c'era bisogno, anche, di una gran forza spirituale e morale per resistere in frangenti come quelli. E Fra' Ginepro si diede da fare proprio in questo senso: assisté militari e civili, si impegnò a limitare lo spargimento di sangue fraterno, riuscendo a salvare molte vite umane di prigionieri dei fascisti e dei tedeschi. |
Riuscì a farsi inviare, dallo stesso Mussolini,
in Germania, per portare una parola di consolazione ai prigionieri Italiani
nei lager e alle famiglie dei prigionieri, che aiutò come poteva,
recando notizie dei loro cari.
Ebbe lunghi colloqui privati con Mussolini, nel corso dei quali affrontò molti delicatissimi temi di natura anche religiosa. |
1945 Dopo il 25 aprile fu arrestato per "collaborazionismo col nemico invasore", per avere affermato che "la Patria è là dove si salva il suo onore!" e si fece undici mesi di galera. Ne uscì assolto, ma lo spettacolo indegno a cui assistette con animo straziato, raddoppiò il suo zelo nel documentare in molti volumi, le tristi vicende del più torbido periodo della vita nazionale. |
1946 Dopo
una lunga detenzione a Marassi, la magistratura non avendo alcun elemento
di accusa per il frate, voleva liberarlo, ma il sacerdote escogitava di
volta in volta un pretesto per rimanere ancora. Veniva accontentato più
che altro perché si dimostrava efficace elemento di buon ordine
e
la tranquillità dello stabilimento penale.
Ma ad un dato giorno non fu più possibile giustificare il suo stato detentivo, e si ricorse ad uno stratagemma. Gli fu comunicato che veniva trasferito di carcere. Lo fecero salire su un autofurgone, ve lo chiusero dentro senza che potesse vedere dove lo trasferivano. Il tragitto fu breve: l'Ospedale Gaslini. Lo sportello venne aperto ed ebbe la... sgradevole sorpresa di essere ricevuto dai suoi superiori della Provincia Ligure. Probabilmente fu l'unica volta nella sua vita che Fra' Ginepro andò, come si dice, sulle furie: "Io dovevo rimanere là sino a che ci fosse stato un politico!" Poi si rassegnò, già pensando che poteva essere utile anche al di fuori delle sbarre. |
Dopo la scarcerazione si dedicò anima e corpo (quest'ultimo pesantemente provato per le conseguenze della grave malattia contratta in prigionia) alla difesa dell'onore dei soldati d'Italia e a consolare le famiglie che piangono i troppi morti della guerra civile. |
Per non dare nuova turpe esca alla stampa sovversiva anticlericale Fra' Ginepro venne trasferito a Siena, e dovette cambiare temporaneamente nome: Padre Pio. Con questo pseudonimo apparvero i suoi primi libri del dopoguerra. Nella città toscana trovò anche col nuovo nome, modo di rendersi simpatico a tutti, forse un po' meno ai nuovi Superiori, perché non nascondeva a nessuno le sue idee di Patria e le verità brucianti della nostra sconfitta. |
Dopo Siena passò a Reggio Emilia, dove in pieno acuto rossismo, mantenne quotidiani contatti con gli ex combattenti e con le loro famiglie. La tema dei Superiori che la sua presenza potesse generare spiacevoli incidenti, fece sì che venisse deciso il suo ritorno in Liguria, riprendendo il nome francescano. |
Il frate si dedicò a fissare sulla carta
la memoria dei Caduti che facevano schifo a tutti i cosiddetti "democratici",
ossia i Caduti della Repubblica Sociale Italiana, caduti spesso a tradimento,
sotto il piombo di altri Italiani.
Con rinnovata lena tornò alla predicazione, però non più richiesta come una volta. L'esaltare il patriottismo, il valore sfortunato dei nostri combattenti, le basi morali d'un tempo già lontano in contrasto con la mentalità ed il costume trionfanti nel dopoguerra, non lo rendevano bene accetto in tante parrocchie. Ma Fra' Ginepro non si scoraggiò ed anche per mezzo di altre sue pubblicazioni, tutte pervase di altissimo amore patrio, accontentò le sue convinzioni ed il suo profondo fervore religioso. Ex combattenti, familiari dei Caduti, amici mantenevano quotidiani contatti col fraticello di Pompejana. Parlare con lui era un vero ristoro dell'anima. |
1956 Nel 1956 ebbe inizio lo smantellamento della forte fibra di Fra' Ginepro. Una ipertensione gli procurava alcuni disturbi. Si fece visitare, ma non stette alle prescrizioni mediche. Certamente era ignaro - come lo saranno stati anche i medici - del grave male, il cui germe o "virus" che si voglia, proveniva dall'India. |
1957 Purtroppo nel gennaio del 1957 lo dovettero trasportare di tutta urgenza all'Ospedale San Martino a Genova, dove fu ospitato nel Padiglione d'isolamento. Era stato colpito da encefalomacia con paralisi facciale destra e alla lingua, oltre a disturbi cardiaci e all'altissima pressione sanguigna. Fu curato bene e quando poté riparlare, disse fra il serio e il faceto: "Iddio mi ha punito nella lingua! Pazienza...". |
Pur rimettendosi quasi completamente, egli non guarì più, ebbe delle ricadute, tornò negli ospedali con lunghe degenze. Ma non si perse mai d'animo, né mai la sua serenità scomparve dal suo viso. Era rassegnato, solo spiacente di non poter dare più tutto se stesso. Durante i cinque anni d'infermità continuò a scrivere o, quando non poteva di propria mano, a dettare a giovani frati che si sentivano molto onorati di fungere da segretari. |
Riuscì a pubblicare ancora alcuni libri, le cui edizioni si sono pressoché esaurite. Poco prima di morire aveva posto la parola "Fine" al suo secondo volume sul "Martirologio" del periodo della lotta fratricida, e si dichiarava soddisfatto di aver compiuto questa opera, alla quale aveva lavorato per lungo tempo. |
1962 Morì il 2 luglio 1962 all'età di 59 anni, assistito dalla madre ottantaseienne di cui era sempre stato tenerissimo figlio. L'unanime rimpianto della sua dipartita che lasciò un vuoto incolmabile giunse sino alla costernazione ed allo smarrimento. La sua vita era troppo preziosa e necessaria alla Chiesa e alla Patria! |
Il
fatto che ancora oggi, a quasi quarant'anni dalla sua morte, vi sia una
sorta di "culto" per questo indomito fraticello è un'eloquente testimonianza
del suo carisma. Carisma che gli permise di fondere in una meravigliosa
sintesi mazzinianesimo e cristianesimo, amore per il Tricolore e per la
Vergine, patriottismo e devozione.
Un grande esempio è
stato Fra' Ginepro, un uomo il cui ricordo ci dà la forza di attraversare
indenni anche le più cupe epoche di decadenza.
Monumento a Fra' Ginepro (Loano - SV)
"Quando il nostro popolo era nelle trincee, Iddio mi mandò nelle trincee; quando il nostro popolo era fra i reticolati Iddio mi mandò dentro i reticolati; quando il nostro popolo era in galera Iddio mi mandò in galera. Ti ringrazio, o Signore, per queste prove di cui mi hai ritenuto degno".
1926 | San Francesco d'Assisi il più italiano dei santi | x |
1927 | Pompejana - borgo francescano | x |
1930 | La benedizione di San Francesco nelle nozze della Regina di Bulgaria | x |
1931 | La famiglia Ruffini - Un canto di religiosità nel Risorgimento | x |
1931 | La reggia d'oro del Sacro Cuore di Gesù in Bussana | x |
1932 | Riviera d'oro | x |
1932 | Terra natìa | x |
1933 | Il diadema stellato | x |
1935 | La palma più alta della Riviera | x |
1935 | La vasaia di Albisola | x |
1935 | Santa Barbara | x |
1935 | Le Suore Terziarie Cappuccine nel 1° cinquantesimo della fondazione (anche in spagnolo) | x |
1937 | L'altare da campo in Africa Orientale | x |
1938 | La strada delle Madonne in Africa Orientale | x |
1940 | Cuore di soldato italiano | x |
1942 | La croce sulle forche | x |
1943 | La Madonna del Buon Ritorno | x |
1943 | Adorazione nella tormenta | x |
1944 | La fede dei nostri prigionieri | x |
1945 | Il bambino della frontiera | x |
1946 | Guerra e prigionia | [] |
1947 | Meglio essere la madre di un assassinato che di un assassino | x |
1948 | Famiglie che piangono | [] |
1949 | Fame di Dio in "lager" | x |
1949 | Convento e galera | [] |
1950 | La via crucis dei criminali | [] |
1951 | Fanciulli martiri | [] |
1951 | Parole ai vivi e ai morti | x |
1953 | Ospitalità al sacrificio | x |
1954 | L'innamorata silenziosa | x |
1954 | Madre di eroi | [] |
1956 | Il mio saio: una bandiera | [] |
1957 | Alle soglie dell'aldilà | [] |
1958 | Non li possiamo dimenticare | x |
1961 | La seconda prova | [] |
1962 | Martirologio italico (1° vol.) | [] |
1963 | Martirologio italico (2° vol.) | [] |
1970 | Ho confessato il Duce | [] |
1973 | Eroi d'Italia | x |
Martirologio italico (3° vol.) | [] |
x = Esaurito
[] = Disponibile presso l'Associazione