GLI EROI DELLA RESISTENZA ALL'INVASORE ANGLOAMERICANO NEL RICORDO DI UN FAMILIARE        

Trascritta dalla cyberamanuense Aurora Sacco Fiandro


 
Da:      efiandro[SMTP:efiandro@tiscalinet.it]
Inviato:  domenica 22 aprile 2001 23.32
A:       italia-rsiCHIOCCIOLAitalia-rsiPUNTOorg
Oggetto:  la nostra storia (2)
 
Grazie  del suo messaggio.  Avrei voluto essere molto più informata per poterle fornire un resoconto circostanziato e preciso degli avvenimenti che ci interessano.  Devo quindi, forzatamente limitarmi a ciò che so e cioè che mio marito e suo fratello erano appena arrivati  in Italia dall'Egitto quando scoppiò la guerra.  Facevano parte del GILE e venivano in colonia estiva.  Io non facevo parte del  folto gruppo  (avevo solo cinque anni a quell'epoca).  
Mio marito Eugenio (quattordicenne) e suo fratello Carmelo (sedicenne)  furono ospitati nel collegio di Anzio dove trascorsero il periodo della guerra, non so se tutto o in parte.  Tutti e due presero il brevetto di radiotelegrafisti, e  si trovarorono tra i 'tanti' a non voler cambiare 'casacca' ...dopo.
Molti dei ragazzi tornarono in Egitto nel 1946 o giù di lì. Alcuni tornarono più tardi; altri non tornarono affatto.  
Nell'autunno 1944 (credo) Eugenio,  Carmelo ed altri vennero arrestati dagli anglo-americani.  Ci fu un processo politico, breve e da quanto mi ha raccontato mio marito, non proprio 'giusto'. Testimoni falsi e accuse tali da alterare  ampiamente la verità.  Eugenio venne condannato a dieci anni di reclusione e Carmelo alla pena capitale.
Le trascrivo ora la relazione scritta dal sacerdote che ha seguìto la vicenda e che la famiglia Fiandro ha ricevuto, al Cairo, dopo un anno dall'accaduto.
 
 
Non credo che l'ultima lettera di Carmelo al fratello Eugenio possa interessare; comunque posso trascrivere anche quella se utile.  Ritengo, invece, opportuno che io trascriva una poesia che mio marito Eugenio, allora diciannovenne e in carcere,  scrisse appena seppe della morte del fratello; anche questa è scritta su carta velina e a matita.
 
Tutto è silenzio nelle scure celle
e le ombre gialle delle sentinelle,
anime in pena sembrano, vaganti,
a spiare sui volti dei sognanti;
     e carpirne vorrebbero i misteri
     che sempre temono oggi come ieri.
     Temono i vivi anche segregati
     e temon l'ombre dei fucilati.
Come barbari sentono il terrore
della gloria di Roma e nel furore,
spietatamente uccidono e l'alone
dei martiri li tiene in soggezione.
    Nel pomeriggio pallido e dorato,
    serenamente presero commiato;
    ai camerati strinsero la mano
    e più nulla avean d'umano.
Sole al tramonto, tu l'hai salutati,
assieme a te nell'ombra sono entrati;
quando al mattino in cella sei tornato
di quell'anime un raggio ci hai portato;
   l'ultimo raggio e l'ultimo sospiro,
   l'ultimo sguardo balenato in giro;
   l'eco del grido estremo:  Italia,  Mamma!
   e dei martiri novi la gran fiamma.
Nella chiesa di Dio, sopra l'altare
l'anime loro stanno a vigilare;
nella povera chiesa profanata
dalla torma di barbari assetata.
   Si destano sereni i carcerati
   I loro sguardi al cielo son voltati
   e dal quadrato della finestrella
   preoccupata spia la sentinella,
   che teme che dal ciel possan calare
   le legioni dei morti, a liberare
   il fiore dell'Italia rinserrato
   in poco spazio oscuro e malfamato.
Ognun di cielo guarda un quadratino
ch'è assai lontano e a loro sta vicino:
è il cielo della Patria e nella stanza
parla di Fede e parla di Speranza.
   Tu che sei giusto, Tu che sei pietoso,
   Dio, ai nostri morti da santo riposo
   e fa che i vivi possan rivedere
   spiegate al vento le itale Bandiere.
 
Quanto ho scritto è il mio piccolo contributo ad una faccia della verità.   Anche noi, ex-Italiani all'Estero ed oggi quasi stranieri in Patria, abbiamo sofferto e patito privazioni.  I nostri uomini sono stati rinchiusi nei campi di internamento per civili per quattro anni; molte delle nostre famiglie hanno perso tutto durante la guerra, ma hanno lottato per ricostruire, dopo.  
Se posso essere utile ancora, me lo faccia sapere.
Con simpatia la saluto
Aurora Sacco Fiandro

INDICE DE "IL CYBERAMANUENSE"

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